martedì 12 novembre 2013

TroikaLand - Parte 3 - La tirannia di alcuni, la prigionia di troppi



di Chris Richmond Nzi


Mentre in Italia si tenta di trovare un’intesa su come attuare una raccomandazione ricevuta quasi 17 anni fa, in Europa si pensa già al domani. Si preparano le elezioni del Parlamento europeo, quell'istituzione che seppur declassata a ‘monnezza’, è l’unica dell'Ue che i cittadini possono votare.  

Non godendo di ottima salute, l’Europa cerca di convincere le popolazioni che l’Unione è la strada maestra, l’unica percorribile. Secondo Michel Barnier, membro della Commissione e responsabile per il mercato interno e servizi, a causa «dell’assenza di controllo del debito pubblico, dell’incorretta regolamentazione del settore finanziario e della mancata governance economica», più del 50% degli europei pensano che l’Unione europea non sia riuscita a proteggerli dagli effetti negativi della globalizzazione. Come se i cittadini europei fossero vissuti in un territorio senza regole, in una comunità gestita dall'anarchia pura. Il controllo del debito è presente da quasi 17 anni, la regolamentazione del sistema finanziario c’è da quando esiste il Fondo Monetario, ovvero da quasi 70 anni. Non è la mancanza di regole che ha appassito l’Europa, ma lo scopo ultimo di certe di esse. Nonostante ne siano più che consapevoli, l’intenzione in Europa è ripristinare la fiducia persa continuando a ripetere che «il peggio della crisi è alle spalle e che le nuove strutture istituite sono adeguate allo scopo». Ed è appunto lo scopo che più preoccupa e pertanto, quello che deve ancora arrivare.

Secondo Barnier, per ottenere la fiducia del popolo è necessario «affrontare i problemi del sistema finanziario» e su questo ci sono pochi dubbi. «La gente ha bisogno di sapere che il sistema è regolato. Bisogna assicurarsi che tutti gli attori, compresi gli hedge found, i mercati finanziari e i derivati, siano regolati in modo rigido e trasparente. I cittadini vogliono che le banche siano abbastanza forti da resistere agli urti e vogliono sapere che il sistema finanziario non sarà più causa della caduta dell’economia». Forse Barnier non è un cittadino europeo, non ha capito che bisogna separare l’economia dalla speculazione e che questa non deve compromettere il funzionamento dell’economia. 

«La crisi ha dimostrato che l’Europa ha urgentemente bisogno dell’unione bancaria perché l’unione economica-monetaria non è sostenibile se i mercati bancari rimangono frammentati, come lo sono oggi. Per questo motivo si è creato il primo fondamentale pilastro dell’unione bancaria, ovvero il meccanismo unico di vigilanza. La BCE ha iniziato la sua valutazione globale sullo stato di salute delle banche europee e tra un anno, il sistema bancario della zona euro avrà completato il suo processo di ristrutturazione iniziato cinque anni fa». Ci sono voluti decenni di esitazioni e diverse crisi per giungere ad una conclusione così insensata. Dopo aver prestato oltre 1'000 miliardi di euro a 130 banche europee con il LTRO, con l’OMT e con l’EFSF, ora si presta alle banche con il MES. Bisogna solamente pregare che la BCE, mediante gli stress test, non venga a scoprire che qualche banca non ha rispettato l’indice di solidità patrimoniale -Core Tier 1- imposto. Tanti anni persi è vero, ma Barnier è uno retto, uno che riconosce «che l’Europa è stata lenta, ma lo è stata perché i tempi della democrazia sono necessariamente più lunghi dei tempi dei mercati. Per questo motivo è essenziale che entro la fine di questa legislatura vengono completati i negoziati per istituire un’unica Autorità per le risoluzioni ed il fondo unico di risoluzione della zona euro. Rendere queste strutture operative è assolutamente indispensabile per evitare di utilizzare i soldi dei contribuenti per sostenere il fallimento delle banche». Così dicendo, lascia purtroppo intendere che finché queste strutture non saranno operative, i soldi dei contribuenti serviranno a risanare i fallimenti delle banche, oltre che a garantire la paghetta al Fondo, alla Bce, all’ ESM & Company. Per ripristinare la fiducia, secondo Barnier,  «bisogna far si che le banche tornino al loro legittimo ruolo, finanziare il resto dell’economia», ammettendo che di fatto ora, è l’economia che forgia le banche.

"La crisi del debito sovrano ha dimostrato che non è possibile avere un’unica moneta e diciotto diverse politiche economiche, talvolta tra loro competizione. Quest’anno, per la prima volta, è stato avviato il nuovo sistema per il coordinamento delle politiche di bilancio. Tutti gli Stati membri della zona euro hanno dovuto presentare alla Commissione i loro progetti di bilancio per l’anno 2014, che verranno valutati dalla Commissione per controllare che le misure proposte dagli Stati siano in linea con le regole di bilancio europee e con le pertinenti raccomandazioni ricevute dal Consiglio». 

Se la Commissione non dovesse gradire la proposta di bilancio del governo, serviranno a poco gli attributi di Mr. Letta. Quelli non scherzano. Le usano come anti-stress le palline d’acciaio. «Bisogna essere chiari», prosegue Barnier, «non è stato Bruxelles a creare un debito pubblico del 93% nell’eurozona, ma è Bruxelles che sta cercando di –incoraggiare- gli Stati ad un comportamento responsabile». Un alquanto singolare metodo per incoraggiare il prossimo e seppur potrebbe sembrare quasi invadente come incoraggiamento, «la Commissione non sta dettando la politica economica nazionale e lo scopo di tutte queste misure non è forzare i paesi a sacrificare la loro sovranità economica. Si tratta di aumentare la trasparenza». Trasparenza. Aumentare la trasparenza non significa affatto invertire la rotta per  imboccare un sensato sentiero. Trasparenza è evitare di servirsi dei risparmi pubblici come fosse una carta di credito privata, è ammettere che il volume d’affari dell’economia non può più competere con quello della finanza. Trasparenza è ottenere un consenso da parte degli elettori e rimanere entro il solco dello scopo sociale ottenuto, ‘senza se e senza ma’. Trasparenza è ammettere che nessun altro continente è stato così tanto corroso dalla crisi, perché nessun altro continente è stato così presuntuoso da intraprendere una scalata così tortuosa durante la tempesta perfetta. «Ognuno deve fare la sua parte per adempiere gli obblighi, in modo da ripristinare la fiducia generale, perché questa crisi ha dimostrato che i problemi di alcuni diventano molto rapidamente i problemi di tutti», conclude Michel Barnier.

Ma io direi invece che la crisi ha dimostrato che la tirannia di alcuni è diventata molto rapidamente la prigionia di tanti, troppi. Ed ognuno deve fare la sua parte. I contribuenti devono contribuire e gli eletti devono legiferare. Ma se il Parlamento, eletto, è stato declassato ed a legiferare è la Commissione, che non è eletta, da che parte sta «la trasparenza»? È possibile che esistano responsabilità riguardo la gestione della crisi stessa, responsabilità politiche, per lo meno. Ma chi dovrebbe assumersi questo emblematico fallimento legislativo? Chi “promuove l’interesse generale dell’Unione e adotta e iniziative appropriate a tal fine”, pur offrendo “tutte le garanzia di indipendenza”, oppure chi è declassato a ‘monnezza’, seppur “eletto a suffragio universale diretto e libero”? Chi vedesse un orizzonte sfocato, si rassereni. L’intenzione dichiarata è di «aumentare la trasparenza».

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