sabato 16 novembre 2013

Ora Letta festeggia ancora?



di Chris Richmond Nzi


Il 15 ottobre 2013 è una data da considerare come una “pietra miliare” della nuova governance dell’Unione europea: per la prima volta gli Stati hanno dovuto presentare alla Commissione le loro proposte di bilancio pluriennale, e, puntuale, il 15 novembre, l'istituzione di Bruxelles ha fornito i suoi pareri sui provvedimenti ricevuti. Non raccomandazioni, ma dei pareri, inviti che seppur non vincolanti, sono vivamente da prendere in considerazione. 

È vero che 12 Stati sono fuori dalla procedura per deficit eccessivo, ma è altrettanto vero che è stato un "bombardamento", dal quale soltanto Germania ed Estonia ne sono usciti indenni. Tutti gli altri sono leggermente o gravemente feriti e c’è anche chi è stato dichiarato in prognosi riservata. Francia, Olanda e Slovenia, avendo ottenuto più tempo per correggere il loro deficit eccessivo, sono stati risparmiati, per il momento. La Spagna, seppur ha ricevuto l’invito di apportare modifiche al bilancio, ha fatto grandi passi in avanti e, con l’Irlanda, ha ottenuto pochi giorni fa l’Ok dall’Eurogruppo per uscire dal programma d’assistenza finanziaria, cui è tutt'ora sottoposta. Entrambe hanno comunque poco da festeggiare perché la Commissione avverte che i due paesi dovranno sicuramente affrontare altre ed ulteriori sfide.

E l’Italia in tutto ciò? L’Italia è stato il paese più bacchettato dalla Commissione. È sicuramente uscito dalla procedura per deficit eccessivo, ma rischia di non avere nel 2014 i requisiti richiesti dal Patto di stabilità. Con la mole del suo debito pubblico, non potrà in nessun caso permettersi leggerezze o deviazioni di alcun genere. Quando Letta festeggiava l’uscita dalla procedura di deficit sapeva che non sarebbe stato sufficiente e sapeva anche che la riduzione del debito di 1/20 l’anno non è a discrezione, ma un dovere. Per la Commissione, l’adeguamento strutturale del debito pubblico proposto non è sufficiente a soddisfare le aspettative, pertanto, l’Italia è stata ampiamente bocciata, ed era ovvio.  Così ovvio che il governo Letta, per anticipare la figuraccia, è andato in Commissione a dire che avrebbe portato avanti il processo di riforme economiche, anche per mezzo della revisione della spesa. Anche con la revisione della spesa, non soltanto con quella. La Commissione ha preso in considerazione l’impegno assunto e ha lodato il prezioso compito che il neo commissario Cottarelli dovrà portare a termine nel Belpaese: tagliare la spesa mediante una riforma della pubblica amministrazione, sia a livello centrale che locale.

Sia il Premier Letta che il ministro Saccomanni hanno detto che la proposta di bilancio è buona e che funzionerà, che nulla è da cambiare. Non è proprio quanto espresso dalla Commissione, ma essendo appunto solo un parere, non è vincolante. E' anche vero che secondo le attuali regole, se i pareri della Commissione venissero ignorati ed un bilancio non conforme venisse approvato dal Governo, saranno applicate per quello Stato norme di bilancio “rafforzate e con efficaci meccanismi per la loro applicazione”. 

Staremo a vedere cosa succederà venerdì prossimo, quando ci sarà una riunione straordinaria dell’Eurogruppo. Se qualcuno ha qualcosa da ribattere o attributi da mostrare, quello sarà il momento per farlo.  In ogni caso, l’Italia è in buona compagnia. Malta è sotto procedura per deficit eccessivo da giugno, la Finlandia è certo che violerà il criterio sul debito nel 2014 ed il Belgio ha ricevuto raccomandazioni per evitare di entrare in procedura per infrazione. La Polonia, inoltre, non ha seguito le direttive avute a giugno e la Commissione intende pertanto proporre al Consiglio una nuova raccomandazione per la correzione del suo deficit; l'appena entrata Croazia, infine, è già nei guai: lo scorso anno ha avuto un deficit superiore al 3 % e nel 2014 il suo debito pubblico è destinato a superare quota 60 % del PIL.

Nonostante tutto, le previsioni della Commissione per il prossimo anno parlano di un recupero strutturale con una modesta accelerazione ed un debito nella zona euro pari al 96% del PIL. Rosee previsioni, aspettando a braccia aperte l’entrata nell’Eurozona della Lettonia. Non cambiate canale, ci sarà da divertirsi.

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