Qualora i leader dell'euro zona non siano in grado di coprire il buco di 3-4 miliardi emerso negli ultimi accertamenti della troika, il Fondo Monetario Internazionale potrebbe sospendere il pagamento degli aiuti alla Grecia alla fine del prossimo mese. Lo scrive oggi l'inviato del Financial Times Peter Spiegel a dimostrazione, nonostante le immediate smentite del presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, di un malessere crescente sul programma di salvataggio della Grecia.
Per trarne le giuste considerazioni, la notizia va poi letta insieme a quella pubblicata ieri da Reuters ed a torto poco valorizzata dalla stampa internazionale. I creditori della Grecia – i paesi dell'eurozona, la Bce ed il FMI – non stanno rispettando gli impegni assunti con Atene: dopo aver concordato lo scorso dicembre che le Banche centrali dei 17 paesi membri avrebbero rimpiazzato alcune dei bond greci posseduti con nuovi titoli – attraverso l'adozione di una misura chiamata "rollover of ANFA holdings" che doveva permettere alla Grecia di risparmiare 3,7 miliardi di euro nel 2013-2014 e 1,9 miliardi nel 2015-2016 – molte di loro si stanno tirando indietro temendo una sanzione da parte della Bce, che vieta espressamente un finanziamento diretto verso gli stati.
E' chiaro e giustificato il malessere crescente all'interno del governo greco, già appeso ad un filo per la defezione di Sinistra Democratica dopo il caso ERT, come riporta Reuters citando alcuni dirigenti dell'esecutivo. Ma la questione rilevante è qui un'altra: dopo aver imposto sacrifici disumani ed inutili alla popolazione greca, i creditori stanno dimostrando di non voler mantenere i loro impegni ed utilizzano pretesti francamente odiosi per la debolezza d'argomentazione. Per caso coloro che avevano sottoscritto l'accordo di “rolling” con le autorità greche non conoscevano in precedenza lo statuto della Bce? E le misure d'austerità “folli”- in una terminologia utilizzata recentemente dal Fondo Monetario Internazionale – non hanno per caso infranto diversi diritti sociali costituzionalmente garantiti alla popolazione greca? E, quindi, come amarissima domanda retorica, contano più le costituzioni nazionali o lo statuto della Bce?
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