martedì 30 luglio 2013

Letta l'ipocrita atterra ad Atene


“Il timing è stato sbagliato. Gli strumenti sono stati sbagliati. Gli interventi non fatti nella giusta direzione ed hanno peggiorato la crisi”. Ad Atene per discutere la gestione della presidenza Ue del prossimo anno, il premier italiano Enrico Letta si trasforma in paladino della ribellione popolare greca contro le inutili quanto drammatiche misure imposte dalla troika. Il premier italiano ha dichiarato addirittura che le scelte dei creditori internazionali hanno acuito la crisi dell'eurozona e lanciato un monito preciso. “Se l'Europa è vista non in grado di risolvere la crisi economica greca, gli elettori diranno che l'Unione non funziona e si rivolgeranno ad i partiti anti-europei”.

Ruffiano quanto ipocrita. Questo è stato l'approccio di Letta verso un paese sotto protettorato internazionale a cui sono state imposte condizioni di vita ad i limiti della sopravvivenza -150 mila tagli nel settore pubblico dal 2010 al 2015 per citare solo un numero – e dove le famiglie della classe media sono costrette ad affidare i loro figli all'orfanotrofio. Da leggere il reportage-denuncia del Daily Mail.

Sarebbe stato differente se Letta avesse utilizzato le stesse parole a Bruxelles o Berlino. Ma nelle capitali del potere europeo l'unico segno tangibile del neo premier italiano è stata la solerzia con cui ha chinato la testa in segno di reverenza. A poche ore da quella delle Camere - che nell'architettura democratica dei paesi membri dell'Ue conta sempre meno - il neo presidente del Consiglio volava nell'aprile scorso a Berlino da Angela Merkel per ottenere la fiducia al suo nuovo governo d'utilità nazionale. Ed i toni sono stati ben diversi con nessun riferimento ad i paesi del sud. Il 3 luglio scorso Letta è tornato poi a Berlino per l'ennesimo inutile vertice europeo sulla lotta alla disoccupazione giovanile alla presenza anche di Hollande e Barroso. Ed anche in quel caso la testa è rimasta china.

E' troppo facile offrire solidarietà al popolo greco ad Atene. Le possibili soluzioni prima della rottura della moneta unica - che resta allo stato attuale la migliore soluzione soprattutto per la Grecia - esistono ed in particolare è stata molto interessante quella proposta da Ambrose Evans-Pitchard recentemente sul Telegraph di una mutualizzazione dei debiti dell'Europa meridionale da rinegoziare insieme con i creditori del nord. Il problema è che manca la volontà politica di cooperazione, a parte alcune ruffiane manifestazioni di facciata.  

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